Cosa si realizza:
Con il progetto si intende sperimentare e realizzare tre castagneti modello innovativi per creare le premesse di una loro diffusione a fine progetto.
I castagneti in corso di realizzazione, sotto la guida scientifica del Prof. Alberto Maltoni dell’Università di Firenze, sono sottoposti a controlli funzionali ripetuti. Durante tutta la fase progettuale il partner scientifico, avvalendosi dei propri collaboratori tecnici e delle aziende castanicole coinvolte, verifica i diversi modelli con il collaudo completo dei medesimi. Al termine di tutte le prove effettuate, sarà valutata la necessità di apportare modifiche o revisioni ai progetti iniziali per procedere alla futura replicabilità.
Nello specifico sono in corso di realizzazione tre castagneti modello obiettivo:
- castagneto ceduo già tagliato da convertire in frutteto specializzato meccanizzabile (Az. Agr. Mirco Fazzi, Castel del Piano);
- castagneto ceduo da tagliare e convertire in frutteto specializzato con soluzioni sostenibili per ridurre l’impatto della fauna selvatica e la gestione del medesimo (Az. Agr. Massimo Bindi, Castel del Piano);
- impianto di nuovo castagneto da frutto in terreno non vocato, irriguo (Az. Agr. Roberto Ulivieri, Seggiano).
Perché il Monte Amiata?
Il progetto nasce sul Monte Amiata in Toscana perchè:
- la Toscana possiede la maggiore superficie castanicola nazionale come estensione complessiva
- la Toscana è la regione con il maggior numero di DOP ed IGP legate al castagno
- la Toscana possiede 18 associazioni di produttori castanicoli
Tuttavia, in Toscana la castanicoltura è caratterizzate dal generale scarso potere contrattuale dei produttori nei confronti degli altri attori della filiera e dalla mancanza di una vera e propria cooperazione e coesione tra i soggetti legati al mercato della castagna, tale da valorizzare un’economia che momentaneamente risulta essere frammentata e legata principalmente alle attività locali.